LE FORME DEL VUOTO
Saggio sulla natura e sul destino del Simbolico





Il circolo simbolico

Il simbolico compenetra e feconda il variopinto flusso dei fenomeni , l' ineffabile nebulosa del caos, permettendo, mediante la sua forza plasmatrice, l'emergere di un mondo , di un cosmo. Mondo e simbolico si appartengono originariamente : il simbolico dischiude un mondo e il mondo è nella sua essenza simbolico.
La natura del simbolico è una relazione in atto che istituisce l'identità attraverso la differenza : il simbolo dispiegando l'identico e il diverso, la presenza e l'assenza , la forma e il vuoto , apre lo spazio-tempo del mondo.e si manifesta come il "movimento" del venire nella presenza delle cose.Il simbolico correlando ciò che appare separato nella presenza, il frammento all'intero , la parte alla totalità , riunisce il molteplice disperso nell'unità. queste due facce del simbolico,questa duplice natura originariamente relazionale apre la dimensione ove si attua l' armonia come dimensione spaziale e il ritmo come relazionarsi dinamico temporale.,articola lo spazio-tempo del mondo.

Alla forza plasmatrice del simbolico è intrinsecamente connesso il momento del della stabilità, della fissazione dei significati conquistati al possibile, il permanere nella presenza. La forza delimitante del simbolico conferisce una parvenza di stabilità e solidità all'incessante mutamento dei fenomeni , espone cose ed eventi alla luce del senso e ivi li trattiene , conquistandoli all'essere e li avvolge nel velo dell'abituale e dell'ovvio.L'abituale , il solido terreno dell'esperienza quotidiana nel quale si riconosce la comunità dei parlanti , è il prodotto di un incessante processo di sedimentazioni di senso ;Le lingue tracciano nel loro divenire storico i confini di quel terreno di possibilità nel quale sbocciano,si sviluppano e periscono le forme di vita di ogni civiltà. Nella grammatica implicita di ogni lingua sono sedimentate e cristallizzate quelle "interpretazioni originarie" , le cose gli agenti e gli eventi , mediante le quali il discorso articola identità e differenze , intrecciando legami ed opposizioni , ritagliando nel flusso del possibile quelle forme e figure ben definite , che forniscono un saldo orientamento all'esperienza e sostengono la comunicazione e la tradizione. Queste interpretazioni originarie, nella visione estraniata dell'abituale, perdono il loro carattere di possibilità prospettate dal simbolico per assumere una natura autosussistente , avvolgendo l'esperienza nell'illusorio velo di maia : la proiezione alienante
La luce del simbolico, che raccoglie nella forma e conduce così all'apparire il ribollire oscuro della vita , rimane essa stessa inapparente, occultata dallo stesso stagliarsi positivo delle cose sullo sfondo del possibile. Come il pesce vive e si muove nell'elemento acquatico e l'uccello in quello aereo , così l'uomo vive immerso nella luce del simbolico , egli abita talmente coinvolto nel mondo da non tematizzarne l'esistenza , da non avvertire la forza manifestativa che anima il simbolico .

Tuttavia il simbolico stesso si manifesta all'uomo , irrompendo nella comprensione dell'uomo con il vigore di un'esperienza trasformatrice. Tale esperienza si rivela all'uomo nello stupore che risveglia il parlante dall'alienazione identificante dell'abituale per esporlo alla vertiginosa libertà del possibile.Alla base dello stupore non troviamo una reazione dell'uomo difronte all'insolito e allo straordinario che risalta nel mezzo della cerchia del quotidiano. Ciò che suscita lo stupore è l'abituale stesso;nello stupore l'ovvietà dell'abituale risulta sospesa, neutralizzata, e ciò che ha luogo è un rivolgimento dell'esperienza e della comprensione del mondo; questa non è più proiettata verso un mondo di cose ed eventi autosussistenti, qui il comprendere fa esperienza dell'aver luogo del senso nella cui luce risplendono le cose e gli eventi. Lo stupore produce una scossa , un urto che strappa il parlante dal solidificato terreno della convenzione linguistica che vela e ricopre la fonte e la scaturigine del senso, destituendo il potere necessitante e reificante della doxa; non solo l'apparente stabilità e autosussistenza delle cose così come l'ordine degli eventi sembrano affondare, dissolversi, in un movimeno di allontanamento dalla presenza, ma correlativamente ciò viene percepito come espropriazione del sè., il parlante esperisce il proprio essere dislocato nell'