TAO
Il Tao che può essere detto Tao
non è l'eterno Tao
il nome che può essere nominato
non é l'eterno nome
senza nome é l'inizio del cielo e della terra
col nome é la madre delle diecimila creature
I primi versi del Tao te ching, attribuito al saggio cinese Lao
Tze, esprimono il principio della Tao nella sua duplicità costitutiva
: il Tao non nominabile (wu-ming) e il tao nominabile(yu-ming).
Il primo evoca lo schiudersi originario dell'essere, , matrice
indeterminata di ogni differenziazione , il secondo rivela la
dimensione della forma, del determinato e dell'individuato , il
regno delle differenze e della molteplicità ; Il Tao immanifesto
,in quanto possibilità degli infiniti ordini , il Kaos , non può
essere nominato altrimenti esso viene così limitato e circoscritto
in una forma , ridotto ad una cosa accanto ad altre cose.
ora queste due cose sono nate insieme
e hanno diverso nome
insieme esse si chiamano mistero
mistero più profondo del mistero
e son la porta di ogni meraviglia
Se nei primi versi veniva enunciata l'originaria duplicità del
Tao in questi viene considerata la relazione nella quale si dispiegano
i due momenti della duplicità;In che senso l'originaria duplicità
si compone in unità? L'unità non sopraggiunge nè precede la duplicità
, i nomi non vengono imposti arbitrariamente al senza nome,le
forme non vengono proiettate estrinsecamente all'amorfo:i due
momenti sono reciprocamente compenetrantesi , l'uno non può essere
senza l'altro , non hanno una consistenza e una realtà autonoma
,tuttavia la loro radice comune viene considerata come il mistero
di tutti i misteri.(hsuan,cfr watts pg.60)
Tutti nel mondo riconoscono il bello come bello
in questo modo si riconosce il brutto
Tutti conoscono il bene come bene
in questo modo si ammette il male
Difatti l'essere e il non essere si generano a vicenda
il difficile e il facile si compenetrano a vicenda
Il Tao nomato prende figura attraverso la tessitura delle opposizioni,
delle dicotomie che rendono possibile la significazione.Ogni polo
della dicotomia non ha una realtà assoluta e indipendente dal
suo opposto bensì originariamente correlativa ad esso : gli opposti
ruotano attorno all'asse dell'opposizione. Questo movimento della
correlazione è indicato da Lao tze col termine hsiang-shieng,
il principio del sorgere reciproco.
Il primo capitolo del TTC esprime la duplicità originaria del
Tao, il secondo la correlatività che articola le opposizioni dei
significati nell'ambito del tao nomato. Le dicotomie regolate
dall'asse oppositivo appartengono all'ordine delle diufferenza
logica dalla cui tessitura sorge l'articolazione del discorso,
mentre la duplicità originaria non si lascia esprimere attraverso
la differenza logica ma ne costituisce il presupposto in quanto
differenza ontologica.Il tao nomato si mostra nella positività
dei poli dell'opposizione, mentre il Tao immanifesto, non nominabile,
è quel tra, quel fra che unisce e distingue gli opposti mediandoli,
facendoli essere l'uno mediante l'altro, l'uno per l'altro. Perciò
il Tao non può propriamente essere nominato, in quanto i nomi
non rappresentano che il prodotto della sua funzione differenziante
.
La compenetrazione o coappartenenza dei due wu-ming e yu-ming,
costituenti l'originaria duplicità, viene indicata attraverso
delle suggestive metafore nell'aforisma del TTC che porta il titolo
l'uso del vuoto (wu yung)
trenta razzi s'incontrano in un mozzo
e in quel che è il suo vuoto sta l'uso del carro
si tratta l'argilla e se ne foggia un vaso
e in quel che é il suo vuoto sta l'uso del vaso
si forano porte e finestre per fare una casa
e in quel che é il lor vuoto sta l'uso della casa
perciò dall'essere viene il possesso
dal non essere vien utilità
Il vuoto è ciò che ende possibile l'articolazione delle differenze
che costituisce la struttura delle cose, la quale , a sua volta,
non è qualcosa di statico ed irrelato, ma funziona in una dinamica
di relazioni di cui essa stessa non ne rappresenta ched un nodo
,una condensazione;Il vuoto non è qui inteso come la negazione
del positivo, limite esterno delle cose, ma come ciò che permette
l'attivarsi delle delle cose (shih) intese come eventi, l'uso
indica l'essere in atto della cosa come vaso( confronta das ding
di heidegger); il vuoto appare come il campo nel quale